Open Space Technology - DFA/ASP
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L’Open Space Technology (OST) è una metodologia particolarmente adatta ai grandi gruppi e permette di stimolare la partecipazione attiva e trattare i temi più svariati attivando il senso di responsabilità e sperimentando una pratica di democrazia. L’OST valorizza l’intelligenza collettiva come leva per generare idee, soluzioni, progetti e facilitare lo scambio di idee. A partire da una domanda che animerà l’intera iniziativa, i partecipanti e le partecipanti possono confrontarsi in diverse sessioni proponendo idee, problemi, soluzioni, speranze, suggestioni, argomenti in risposta alla domanda.
L’Open Space è uno spazio di intelligenza collettiva, un’opportunità di confronto, ricerca e mutuo apprendimento in cui i partecipanti e le partecipanti offrono e ricevono liberamente punti di vista e saperi intorno ad un tema, articolato e proposto come ‘domanda’.
Nel corso della giornata, si parte e si ritorna in cerchio: forma che non ha inizio, ne fine, non ha lati, o ne ha infiniti. Infinite volte le persone possono ritrovare alleanza, motivazione, vitalità e creatività . Un’esperienza di co-costruzione di soluzioni e possibilità per il futuro.
Harrison Owen, antropologo ideatore dell’Open Space Technology con lunga esperienza nell’organizzazione di eventi, constatò che il momento nel quale le persone si confrontavano con maggior entusiasmo erano i coffee break e non le sessioni di lavoro. Giunse a considerare l’ipotesi di strutturare un’intera iniziativa animata da informalità e libertà in modo che le persone potessero partecipare responsabilmente, proponendo e discutendo argomenti. Dalle prime sperimentazioni negli anni '80, milioni di persone hanno lavorato con la metodologia dell’OST, che è stato adottato per gestire incontri da poche unità fino a 2000 persone, per stimolare la partecipazione attiva e trattare i temi più svariati.
Come funziona?
Va identificata una sfida su cui ingaggiare i partecipanti e le partecipanti, i cui perimetri sono identificati durante degli incontri preliminari. Viene progettato un invito, che deve evidenziare la non convenzionalità dell’evento e l’opportunità di una presenza attiva.
Quando si inizia un Open Space, i partecipanti e le partecipanti siedono in circolo e senza tavoli. Chi ospita apre i lavori con brevi informazioni, proponendo la domanda che animerà l’intera iniziativa. I partecipanti propongono idee, proposte, problemi, soluzioni, speranze, suggestioni, argomenti in risposta alla domanda. Si allestisce un’agenda di temi, si individuano spazi, i presenti decidono a quali proposte iscriversi e, quindi, si avviano i lavori, che si sviluppano in sessioni lungo la giornata. Una volta terminate le discussioni, viene realizzato un report, messo a disposizione dei partecipanti che costituisce la base per le successive sessioni di implementazione.
La metodologia dell’Open Space Technology permette di:
Nel corso della giornata, si parte e si ritorna in cerchio: forma che non ha inizio, ne fine, non ha lati, o ne ha infiniti. Infinite volte le persone possono ritrovare alleanza, motivazione, vitalità e creatività . Un’esperienza di co-costruzione di soluzioni e possibilità per il futuro.
Harrison Owen, antropologo ideatore dell’Open Space Technology con lunga esperienza nell’organizzazione di eventi, constatò che il momento nel quale le persone si confrontavano con maggior entusiasmo erano i coffee break e non le sessioni di lavoro. Giunse a considerare l’ipotesi di strutturare un’intera iniziativa animata da informalità e libertà in modo che le persone potessero partecipare responsabilmente, proponendo e discutendo argomenti. Dalle prime sperimentazioni negli anni '80, milioni di persone hanno lavorato con la metodologia dell’OST, che è stato adottato per gestire incontri da poche unità fino a 2000 persone, per stimolare la partecipazione attiva e trattare i temi più svariati.
Come funziona?
Va identificata una sfida su cui ingaggiare i partecipanti e le partecipanti, i cui perimetri sono identificati durante degli incontri preliminari. Viene progettato un invito, che deve evidenziare la non convenzionalità dell’evento e l’opportunità di una presenza attiva.
Quando si inizia un Open Space, i partecipanti e le partecipanti siedono in circolo e senza tavoli. Chi ospita apre i lavori con brevi informazioni, proponendo la domanda che animerà l’intera iniziativa. I partecipanti propongono idee, proposte, problemi, soluzioni, speranze, suggestioni, argomenti in risposta alla domanda. Si allestisce un’agenda di temi, si individuano spazi, i presenti decidono a quali proposte iscriversi e, quindi, si avviano i lavori, che si sviluppano in sessioni lungo la giornata. Una volta terminate le discussioni, viene realizzato un report, messo a disposizione dei partecipanti che costituisce la base per le successive sessioni di implementazione.
La metodologia dell’Open Space Technology permette di:
- attivare il senso di responsabilità e la partecipazione;
- sperimentare una pratica di democrazia;
- valorizzare l’intelligenza collettiva come leva per generare idee, soluzioni, progetti;
- facilitare lo scambio di idee e approfondire legami e relazioni.
Le persone interessate possono rivolgersi a dfa.fc@supsi.ch per maggiori informazioni e definire una consulenza.