Studio sul personale qualificato nel settore sociale - DEASS
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Il personale qualificato nel settore sociale è disponibile in numero sufficiente? Con quali temi si confrontano i servizi e le istituzioni sociali nel trovare personale? Quali sono le opinioni sull’evoluzione futura del settore socioeducativo? Questi interrogativi sono stati oggetto di uno studio nazionale ​â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹[1] di SAVOIRSOCIAL e SASSA che, per la prima volta, ha coperto tutti i campi lavorativi del settore sociale.
Il lavoro sociale deve oggi affrontare una serie di sfide connesse ad alcune dinamiche del lavoro nella contemporaneità : la breve durata d’impiego, i frequenti cambiamenti connessi al posto di lavoro e i compromessi necessari a coprire tutte le posizioni lavorative. creare molteplici complessità comportano sovente un accresciuto onere sui lavoratori e sulle lavoratrici. Lo studio, in questo senso, è stato volto a identificare i principali nodi critici che emergono da questa situazione. Gli autori e le autrici ritengono che sia necessario trovare delle misure concrete per fornire un miglioramento con una prospettiva futura, invitando il settore sociale e la politica a proporre una serie di soluzioni a partire dalle tematiche identificate.
Lo studio ha suddiviso il settore sociale in otto campi lavorativi in base ai gruppi target (utenze), distinguendo successivamente in base al tipo di servizio fornito, consentendo così un’analisi dettagliata del settore nel suo insieme. Il nucleo centrale dell’indagine è stato un sondaggio online, condotto da aprile a giugno 2024 tra circa 1'700 datori di lavoro e 31'500 collaboratori/trici. I risultati del sondaggio sono stati completati attraverso interviste approfondite con gruppi di discussione e dati provenienti dalle statistiche pubbliche. La partecipazione è stata ritenuta significativa: il 15% delle istituzioni del settore sociale ha partecipato allo studio, coprendo un totale del 20% dei dipendenti.
Il settore sociale è evidenziato come generalmente in crescita: sia del numero di istituzioni, sia del personale che lavora nel settore sociale. Rispetto al 2016 è cresciuto anche il numero di diplomi rilasciati al termine della formazione, con un aumento superiore alla media rispetto ad altri settori. La composizione anagrafica evidenzia una grande componente giovanile: circa la metà ha meno di 37 anni e solo il 14% ha più di 55 anni. La proporzione è particolarmente marcata per i servizi rivolti al gruppo target bambini e giovani e per quelli che si occupano di migrazione e asilo. Il 70% degli operatori/trici sociali sono professionisti qualificati, in possesso di un diploma riconosciuto in una professione sociale o affine; la percentuale di persone senza una qualifica riconosciuta nel settore sociale è diminuita del 10% rispetto al 2016.
Si evidenzia, al contempo, una breve durata dell’impiego. Al momento del sondaggio, due dipendenti su cinque lavoravano presso l’istituzione interpellata da meno di tre anni. La percentuale dei/delle lavoratori/trici che lavorano nella stessa istituzione da più di cinque anni è solo del 38%, inferiore di ben il 12% rispetto al valore medio di tutti i settori professionali; va sottolineato come la Svizzera romanda e soprattutto la Svizzera italiana abbiano una percentuale maggiore di dipendenti impiegati nella stessa istituzione da più di dieci anni.
Rispetto a questo costante ricambio, lo studio sottolinea come il carico di lavoro sia il motivo di dimissione maggiormente menzionato all’interno dei dati raccolti, unitamente alle prestazioni salariali e al desiderio di un nuovo orientamento. L’unica eccezione è rappresentata dall’ambito lavorativo della disabilità , dove gli orari di lavoro (irregolari) sono citati più frequentemente rispetto alle richieste di stipendio come motivo di dimissione. Le interviste evidenziano come nella voce «carico di lavoro» rientrino temi differenti a seconda dell’ambito lavorativo considerato: nell’ambito del sostegno sociale, in particolare, il carico di lavoro è elevato a causa del gran numero di casi e delle direttive amministrative. Nei contesti in cui predominano le attività di assistenza alla persona, la combinazione di un lavoro fisicamente intenso e di soggetti particolarmente vulnerabili può portare a un clima di lavoro pesante.
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Rispetto alle tendenze future della necessità di manodopera qualificata, la maggior parte delle istituzioni interpellate prevede una crescita continua nei prossimi cinque anni. Le maggiori differenze si riscontrano tra gli ambiti di attività , motivo per cui una particolare attenzione va posta sugli ambiti della custodia di bambini extrafamiliare e parascolastica. Tra le ragioni generali di questo aumento di fabbisogno le più citate sono: l’aumento della domanda di servizi esistenti, la crescente complessità dei compiti e la maggiore professionalizzazione. Quest’ultima si riflette nel fatto che sempre più dipendenti hanno una formazione riconosciuta nel settore sociale, il che migliora la qualità dei servizi offerti.
Il lavoro sociale deve oggi affrontare una serie di sfide connesse ad alcune dinamiche del lavoro nella contemporaneità : la breve durata d’impiego, i frequenti cambiamenti connessi al posto di lavoro e i compromessi necessari a coprire tutte le posizioni lavorative. creare molteplici complessità comportano sovente un accresciuto onere sui lavoratori e sulle lavoratrici. Lo studio, in questo senso, è stato volto a identificare i principali nodi critici che emergono da questa situazione. Gli autori e le autrici ritengono che sia necessario trovare delle misure concrete per fornire un miglioramento con una prospettiva futura, invitando il settore sociale e la politica a proporre una serie di soluzioni a partire dalle tematiche identificate.
Lo studio ha suddiviso il settore sociale in otto campi lavorativi in base ai gruppi target (utenze), distinguendo successivamente in base al tipo di servizio fornito, consentendo così un’analisi dettagliata del settore nel suo insieme. Il nucleo centrale dell’indagine è stato un sondaggio online, condotto da aprile a giugno 2024 tra circa 1'700 datori di lavoro e 31'500 collaboratori/trici. I risultati del sondaggio sono stati completati attraverso interviste approfondite con gruppi di discussione e dati provenienti dalle statistiche pubbliche. La partecipazione è stata ritenuta significativa: il 15% delle istituzioni del settore sociale ha partecipato allo studio, coprendo un totale del 20% dei dipendenti.
Il settore sociale è evidenziato come generalmente in crescita: sia del numero di istituzioni, sia del personale che lavora nel settore sociale. Rispetto al 2016 è cresciuto anche il numero di diplomi rilasciati al termine della formazione, con un aumento superiore alla media rispetto ad altri settori. La composizione anagrafica evidenzia una grande componente giovanile: circa la metà ha meno di 37 anni e solo il 14% ha più di 55 anni. La proporzione è particolarmente marcata per i servizi rivolti al gruppo target bambini e giovani e per quelli che si occupano di migrazione e asilo. Il 70% degli operatori/trici sociali sono professionisti qualificati, in possesso di un diploma riconosciuto in una professione sociale o affine; la percentuale di persone senza una qualifica riconosciuta nel settore sociale è diminuita del 10% rispetto al 2016.
Si evidenzia, al contempo, una breve durata dell’impiego. Al momento del sondaggio, due dipendenti su cinque lavoravano presso l’istituzione interpellata da meno di tre anni. La percentuale dei/delle lavoratori/trici che lavorano nella stessa istituzione da più di cinque anni è solo del 38%, inferiore di ben il 12% rispetto al valore medio di tutti i settori professionali; va sottolineato come la Svizzera romanda e soprattutto la Svizzera italiana abbiano una percentuale maggiore di dipendenti impiegati nella stessa istituzione da più di dieci anni.
Rispetto a questo costante ricambio, lo studio sottolinea come il carico di lavoro sia il motivo di dimissione maggiormente menzionato all’interno dei dati raccolti, unitamente alle prestazioni salariali e al desiderio di un nuovo orientamento. L’unica eccezione è rappresentata dall’ambito lavorativo della disabilità , dove gli orari di lavoro (irregolari) sono citati più frequentemente rispetto alle richieste di stipendio come motivo di dimissione. Le interviste evidenziano come nella voce «carico di lavoro» rientrino temi differenti a seconda dell’ambito lavorativo considerato: nell’ambito del sostegno sociale, in particolare, il carico di lavoro è elevato a causa del gran numero di casi e delle direttive amministrative. Nei contesti in cui predominano le attività di assistenza alla persona, la combinazione di un lavoro fisicamente intenso e di soggetti particolarmente vulnerabili può portare a un clima di lavoro pesante.
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Rispetto alle tendenze future della necessità di manodopera qualificata, la maggior parte delle istituzioni interpellate prevede una crescita continua nei prossimi cinque anni. Le maggiori differenze si riscontrano tra gli ambiti di attività , motivo per cui una particolare attenzione va posta sugli ambiti della custodia di bambini extrafamiliare e parascolastica. Tra le ragioni generali di questo aumento di fabbisogno le più citate sono: l’aumento della domanda di servizi esistenti, la crescente complessità dei compiti e la maggiore professionalizzazione. Quest’ultima si riflette nel fatto che sempre più dipendenti hanno una formazione riconosciuta nel settore sociale, il che migliora la qualità dei servizi offerti.
​â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹[1] Lo studio completo è disponibile (in tedesco) al seguente link: .
Una sintesi in lingua italiana, invece, si può raggiungere qui: .
Una sintesi in lingua italiana, invece, si può raggiungere qui: .