Lavoro sociale
In dialogo con l'autore: intervista a Sabrina Astorino - Blog Formazione continua
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- In dialogo con l'autore: intervista a Sabrina Astorino
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Negli uffici dell’area lavoro sociale della Formazione continua ¾«¶«Ó°Òµ c’è una parete su cui si scrive. Non in senso figurato: una parete vera, pensata per annotare idee, intuizioni, spunti, domande. La scritta "In dialogo con l’autore" è rimasta lì per mesi, scritta a pennarello. Una di quelle frasi che sembrano buttate lì, e invece ti guardano ogni mattina.
​â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹â¶Ä‹Un’idea che si è lasciata sedimentare finché ha smesso di essere un’ipotesi e si è trasformata in un evento. Più precisamente, un ciclo di incontri. Un piccolo spazio dove chi scrive nel campo del lavoro sociale può raccontarsi. Non (solo) per promuovere un libro, ma per farlo vivere. Per spiegare da dove viene, cosa lo ha fatto nascere, quali mani lo hanno scritto. E per aprire un dialogo con chi ascolta.
Da qui parte questa intervista, dove Sabrina Astorino ci racconta com'è nata quest'idea:
D: Qual è la visione dietro questo ciclo di incontri? Cosa volete smuovere, cambiare o far emergere?
R: Tutto è nato da un brainstorming. Come spesso accade in questi momenti, all’inizio non avevamo un’idea ben definita. Volevamo creare uno spazio per dare visibilità a libri, ricerche e idee che esistono, ma che a volte rimangono un po’ in ombra. Forse perché ancora poco conosciuti, o perché – presi dalla routine quotidiana – ci passano davanti senza che ce ne accorgiamo davvero. Eppure, dentro quei lavori potrebbero esserci strumenti, metodologie, intuizioni preziose per il nostro agire professionale. Non avevamo un’idea già ben definitiva, volevamo qualcosa di aperto a tutti, gratuito, online, breve (un’ora), accessibile. E soprattutto: qualcosa che valorizzasse gli autori, senza trasformarli in testimonial.
D: Perché mettere al centro il dialogo con gli autori?
R: Perché leggere un libro è una cosa, sentire da chi l’ha scritto come, perché e con chi è nato… ha tutto un altro sapore. E spesso è la parte più interessante. A volte dietro un manuale ci sono delle storie, collaborazioni, intuizioni, tensioni che nel testo non si vedono. Qui le facciamo emergere. E intanto costruiamo una comunità , creiamo dialogo e rete tra autori, ricercatori, professionisti, o semplicemente persone interessate al tema o appassionati di letture
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D:Cosa aggiunge rispetto ad altri formati più tradizionali di formazione?
R: In primis, accessibilità . Come per la maggior parte dei professionisti, anche chi lavora nel sociale ha poco tempo e tante urgenze o lavora a turni, quindi risulta più complesso programmare le attività extra-lavorative. Questo format ti permette di connetterti da dove vuoi, anche in macchina mentre si è in coda nel traffico delle 17.30, in turno insieme ai colleghi, mentre si prepara la cena… gratuitamente, per un’ora. che ognuno può interpretare e vivere a seconda dei propri desideri: un’ora de dedicare a se stessi per chi è appassionato di lettura, di studio, per chi sta preparando una tesi, di lavoro, per chi è interessato a nuove metodologie, È un punto di accesso soft, ma può aprire a riflessioni profonde
D: Come avete scelto i testi e gli autori protagonisti di questo ciclo?
R: La caratteristica principale è l’attualità . Sono testi nuovi. L’idea è quella di toccare più temi possibile, senza fossilizzarci. Un mosaico, non un monologo. Il desiderio è quello di proporre contenuti diversificati, che possano rappresentare le varie aree del lavoro sociale: dalla prima infanzia alle dipendenze, dalla disabilità ad altri ambiti significativi.
D: In che modo questi incontri si inseriscono nella più ampia offerta di Formazione continua ¾«¶«Ó°Òµ, in particolare nell’area del lavoro sociale?
R: Sono un modo per tenere aperta la finestra tra formazione, professionisti e territorio. Non è un corso, non è una conferenza, ma può accendere qualcosa. È una zona di contatto.
L’idea è quella di creare una piccola comunità , uno spazio dove far circolare idee, domande, bisogni formativi. Un’occasione di scambio informale ma significativo. Non un format rigido, ma un momento che crea connessioni. E chissà che proprio da uno di questi contatti non nascano nuove proposte, nuovi percorsi.
D: Avete previsto momenti di interazione col pubblico?
R: Certo. In genere, per ogni incontro prevediamo una breve introduzione, poi lasciamo spazio all’autore per raccontarsi. Alla fine, apriamo sempre a domande e riflessioni da parte di chi partecipa. Anche in questo caso, la struttura non è rigida: viene concordata di volta in volta con gli autori, così che anche il formato del webinar possa rispecchiarli e valorizzare al meglio le loro opere.
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D: Ci potete anticipare qualcosa sui temi futuri?
R: I prossimi incontri saranno dedicati al tema della narrazione come strumento nella relazione d’aiuto e all’educativa domiciliare.
Per le prossime stagioni, invece, ci piacerebbe dare spazio anche a professionisti del territorio ticinese – educatori, assistenti sociali – che hanno sviluppato strumenti e pratiche partendo dalla propria esperienza diretta sul campo.
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D: Se doveste riassumere in una frase il senso di questo ciclo, quale sarebbe?
R: È una proposta WIN-WIN: uno scambio in cui vincono tutti. L’autore può raccontare il suo lavoro, chi partecipa scopre contenuti nuovi, e noi– nel mezzo – diamo spazio alla Formazione continua per fare quello che deve fare: aprire, connettere, condividere, trasformare.
D: Che tipo di impatto sperate di generare con questi incontri, dentro e fuori il mondo del lavoro sociale?
R: Come già detto, il nostro desiderio è quello di creare una comunità , di favorire uno scambio, ci piacerebbe che questi incontri diventassero anche occasioni per contaminarsi, Speriamo arrivi anche chi non ha niente a che fare (formalmente) col lavoro sociale. Una formatrice, una madre, un insegnante… Perché il sociale riguarda tutti. E magari questo ciclo serve anche a quello: a sensibilizzare, a fare cultura, a fare un po’ di prevenzione – senza chiamarla per forza così.
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