Gaia Iacobucci
G.Iacobucci - Tra mosaici, stucchi e scoperte: il mestiere della restauratrice
¾«¶«Ó°Òµ Image Focus
Gaia, 24 anni, ha studiato allo CSIA-Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano come pittrice di scenari e poi ha frequentato il Bachelor of Arts in Conservazione della ¾«¶«Ó°Òµ. Da bambina, infatti, l’aveva colpita l’incontro con un restauratore e vederlo lavorare. Non appena conclusi i tre anni del Bachelor, si è subito spostata a Neuchâtel presso l’atelier di un restauratore, dove lavora da un paio di mesi.
Cosa ha significato per te frequentare un Bachelor come quello di Conservazione della ¾«¶«Ó°Òµ dove lezioni teoriche ed esperienze pratiche vanno a braccetto?
​â¶Ä‹Ha significato tanto studiare e al contempo avere l’opportunità di partecipare a vari cantieri di restauro: in Libano al Sursock Palace, a Palazzo Ducale a Venezia, al Duomo di Monreale in Sicilia, alla Villa Cicogna Mozzoni di Bisuschio (in provincia di Varese), alla Chiesa di Santo Stefano ad Arogno. È stato bellissimo: ho visto dipinti murali, facciate lapidee, stucchi e mosaici. Gessi e stucchi per me sono particolarmente interessanti perché tridimensionali: all’epoca erano economici e venivano utilizzati per imitare le materie preziose. Durante gli studi ho viaggiato e vorrei continuare a farlo, muovendomi verso quei luoghi dove ci sono monumenti su cui intervenire.
Chi si occupa di restauro ha a che fare con la materia. Che sensazioni suscita in te questa vicinanza?
​â¶Ä‹Mi sono resa conto di quanto io sia fortunata ad essere a contatto con le opere d’arte: poterne vedere i dettagli e immedesimarmi con le persone che le hanno realizzate. Per esempio, durante lo stage al Duomo di Monreale, nella distesa di tesserine rettangolari dorate che compongono il fondo del mosaico abbiamo trovato alcune tessere di forma diversa, posate sulla malta come a tracciare dei fiorellini… non sapremo mai con certezza il motivo che ha spinto l’artigiano a fare così, ma è stato magico scoprirlo – non ci sono tante persone che hanno questa fortuna. Potere preservare, curare e trasmettere alle prossime generazioni questo patrimonio artistico mi riempie di gioia. Abbiamo una responsabilità e occorre lavorare con la testa.
Come hai imparato a intervenire sulle opere d’arte e sui monumenti?
​â¶Ä‹Al 1° anno del Bachelor facciamo prove tecniche, proviamo a realizzare dipinti murali, stucchi, calchi, frequentiamo lezioni sui colori e sul disegno. È un percorso graduale. Inizialmente replichiamo le opere studiandone e comprendendone i materiali e le tecniche utilizzate, in seguito pianifichiamo e comprendiamo le varie tipologie di intervento, cercando di trovare le soluzioni più idonee caso per caso. Ci sono molti momenti di condivisione in cui ci confrontiamo fra di noi e con le docenti e i docenti, che sono sempre aperti alla discussione, per esempio se hai una certa idea per intervenire su un materiale, la metodologia da adottare, gli obiettivi che ti vuoi prefiggere. Prima studiamo, osserviamo le opere e poi gradualmente proviamo a intervenire. Gli stage sui cantieri, spesso all’estero, sono la nostra palestra più preziosa.
Come pensi che i tre anni del Bachelor ti abbiano avviato al mondo del lavoro?
​â¶Ä‹Mi hanno permesso di essere multidisciplinare combinando nozioni umanistiche con materie più scientifiche. Come restauratrice devo sia saper impugnare un pennellino per un ritocco pittorico sia occuparmi dell’aspetto globale dell’intervento, tenendo in considerazione il contesto in cui si inserisce l’opera. La formazione alla ¾«¶«Ó°Òµ mi ha dato la possibilità di sviluppare la sensibilità per capire quali operazioni devo intraprendere, non dare per scontato nulla, non fare le cose solo perché te lo dice qualcuno, pormi delle domande e avere sempre un pensiero critico.