Dazi introdotti e poi ritirati. Borse che crollano. Contesti turbolenti e convulsi. E ci limitiamo alla cronaca delle ultime settimane. Chi avrebbe potuto prevedere che gli anni ’20 del secondo millennio si sarebbero rivelati tanto frizzantini, per usare un amaro e ironico eufemismo.
I battiti d’ali della famosa farfalla sembrano diventati sempre più frequenti, quasi nevrotici, indirizzando il corso degli eventi lungo un percorso accidentato, fatto di tornanti, repentini cambi di direzione, buche e dossi.
In un simile quadro più di un’azienda si interroga non solo su come uscire indenne dal mare in tempesta, ma anche e soprattutto come tentare di evolvere in risposta al cambiamento.
Si questionano il funzionamento e i metodi delle organizzazioni per così dire tradizionali, che nel loro essere rigide, in passato, traevano forza, come i frangiflutti che proteggono i porti dalle mareggiate.
Un modello che oggi sente il peso del tempo e che sta venendo superato da sistemi più flessibili, agili e rispondenti agli imprevisti e perché no capaci anche di anticiparli. Le organizzazioni si fanno adattive sfruttando le tecnologie sul mercato, fra tutte l’intelligenza artificiale.
Ne parliamo con:
Michela Manini: digital transformation enabler e docente ¾«¶«Ó°Òµ;
Michael Nyffeler: project manager nel team innovazione delle Aziende industriali di Lugano (AIL).