Progetto didattico
Modulo “Metodi e tecniche di intervento col disagio psichico”: Lo sguardo che solleva, lo sguardo che precipita
Ӱҵ Image Focus
Il progetto viene realizzato nell’ambito del modulo Metodi e tecniche di intervento col disagio psichico che sceglie ogni anno un tema da sviluppare appoggiandosi a una grande storia attinta dal mito, dalla favolistica, dalla tragedia classica o dall’opera.
Durante l’anno accademico 2022-23, al centro, ci sarà la vicenda di Orfeo e di Euridice attraverso la quale si esploreranno alcuni argomenti che richiamano la relazione di aiuto e il contesto di cura in senso più ampio. Attorno a questo tema lavoreranno, con parti in comune e parti complementari, gli studenti di Lavoro sociale, gli operatori di alcuni servizi attivi a livello cantonale, gli utenti di questi servizi che accompagneranno il modulo, e gli studenti della Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana (Scuola affiliata alla Ӱҵ).
Il focus del modulo quest’anno sarà centrato sullo sguardo, sulla capacità di vedere al momento giusto, sulla capacità di rispettare la riservatezza, l’intimità dell’altro, sulla premura nel tutelarne le nudità senza che l’interlocutore si senta precipitare in una condizione di ulteriore sofferenza. Come nel caso di Orfeo, all’interno dell’omonimo mito, che si mostra incapace di trattenere lo sguardo, di attendere dal vedere, di aspettare il momento giusto, quando la persona può essere guardata ed è in grado di reggere lo sguardo altrui. Sembra un po’ paradossale ma Euridice scompare perché vista. È vista e guardata quando invece necessitava solo di essere percepita e attesa. Lo sguardo di Orfeo, è uno sguardo che annienta, uno sguardo non certo costruttivo, ma distruttivo... Una pista percorsa sarà quella della tempistica dello sguardo, togliendo il peso dall’atto in sé (vedere/non vedere) per portarlo sul momento in cui si svolge l’atto (vedere al momento giusto/non vedere perché non è il momento). Temi delicati sia per l’operatore sociale impegnato come educatore sia per l’assistente sociale. Si esplorerà così, attraverso l’intervista biografica, l’esperienza dello sguardo altrui nel proprio percorso di sofferenza, quando questo è stato utile, incoraggiante e quando no. Lo sguardo al’interno della relazione di cura diventa un perno importante a partire dal quale si esploreranno le esperienze di sguardo stratificate nelle storie di vita e di malattia. Ma sarà anche tematizzato il tema della perdita, che ogni inciampo, sofferenza, malanno portano con sé, evocando le Euridici interiori che ciascuno contiene e che marcano la personale biografia. Il progetto si sviluppa come un’attività polifonica di lavoro fianco a fianco con interlocutori diversi, ciascuno dei quali ha la possibilità di articolare un porprio percorso di crescita e maturazione collaborando attivamente nella realizzazione di un progetto comune al quale, con gli studenti della Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, si darà forma di messa in scena trasponendo sul palco, debitamente trasformate, le storie di vita raccolte nel corso delle interviste biorgrafiche.
Il focus del modulo quest’anno sarà centrato sullo sguardo, sulla capacità di vedere al momento giusto, sulla capacità di rispettare la riservatezza, l’intimità dell’altro, sulla premura nel tutelarne le nudità senza che l’interlocutore si senta precipitare in una condizione di ulteriore sofferenza. Come nel caso di Orfeo, all’interno dell’omonimo mito, che si mostra incapace di trattenere lo sguardo, di attendere dal vedere, di aspettare il momento giusto, quando la persona può essere guardata ed è in grado di reggere lo sguardo altrui. Sembra un po’ paradossale ma Euridice scompare perché vista. È vista e guardata quando invece necessitava solo di essere percepita e attesa. Lo sguardo di Orfeo, è uno sguardo che annienta, uno sguardo non certo costruttivo, ma distruttivo... Una pista percorsa sarà quella della tempistica dello sguardo, togliendo il peso dall’atto in sé (vedere/non vedere) per portarlo sul momento in cui si svolge l’atto (vedere al momento giusto/non vedere perché non è il momento). Temi delicati sia per l’operatore sociale impegnato come educatore sia per l’assistente sociale. Si esplorerà così, attraverso l’intervista biografica, l’esperienza dello sguardo altrui nel proprio percorso di sofferenza, quando questo è stato utile, incoraggiante e quando no. Lo sguardo al’interno della relazione di cura diventa un perno importante a partire dal quale si esploreranno le esperienze di sguardo stratificate nelle storie di vita e di malattia. Ma sarà anche tematizzato il tema della perdita, che ogni inciampo, sofferenza, malanno portano con sé, evocando le Euridici interiori che ciascuno contiene e che marcano la personale biografia. Il progetto si sviluppa come un’attività polifonica di lavoro fianco a fianco con interlocutori diversi, ciascuno dei quali ha la possibilità di articolare un porprio percorso di crescita e maturazione collaborando attivamente nella realizzazione di un progetto comune al quale, con gli studenti della Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, si darà forma di messa in scena trasponendo sul palco, debitamente trasformate, le storie di vita raccolte nel corso delle interviste biorgrafiche.