Case che non sono pi霉 abitabili, quando non demolite dalla forza della natura, paesaggi stravolti in una notte, campi inutilizzabili, boschi trasformati in pietraie, aziende messe in ginocchio dalla distruzione e dalla morte arrivate all鈥檌mprovviso; sono alcune delle esperienze che stanno caratterizzando la vita di molte persone che in questi giorni vediamo confrontate con la catastrofe che ha colpito la Vallemaggia. Dinnanzi a quei volti raccontati dalle testimonianze in televisione, volti stanchi per le notti in bianco, per le preoccupazioni e l鈥檃ngoscia, scavati dal dolore dell鈥檈sperienza traumatica per la perdita di persone care, di animali e di cose, ci si ferma. Ci si ferma perch茅 in quei volti 猫 il dolore umano, profondo e lacerante che ci raggiunge nella sua universalit脿 e ci ricorda la nostra vulnerabilit脿. L鈥檈ccezionalit脿 degli eventi traumatici non sta nella loro rarit脿. Gli eventi traumatici (o potenzialmente tali) nella vita ci sono, purtroppo. A volte, pi霉 di quello che ci si possa aspettare, anche di diverso tipo e differente entit脿 da quanto sperimentato dalle persone del nostro territorio in questi giorni.
La traumatogenicit脿 di un evento, lo ricordava Judith Herman, una specialista del settore, risiede nel suo mettere in scacco le normali capacit脿 di adattamento di un soggetto. Nel trauma le persone si sentono schiacciate da quanto succede loro, percepiscono impotenza dinnanzi all鈥檈vento, vengono esposte ad uno stravolgimento della propria vita e delle proprie sicurezze. Tutto ci貌 lo leggiamo nelle parole di coloro che sono colpiti oggi dal nubifragio dello scorso sabato nell鈥檃lta Vallemaggia, nelle lacrime dei sindaci che con le forze rimaste cercano di tenere unita la comunit脿 e aperta la speranza, nelle parole rilasciate a da Michele Dalessi il quale, nella notte della tragedia, racconta di aver visto volare i sassi dalla finestra assistendo impotente alla distruzione del suo paese: Fontana in Val Bavona, un paese simbolo di quanto successo. Da quel sabato notte il signor Dalessi, e con lui tutti i suoi compaesani, sperimenta come gli stessi luoghi che prima rappresentavano per lui sicurezza, tranquillit脿 e familiarit脿, ora gli mostrano un altro volto, sinistro e inquietante, che genera paura.
Gli eventi traumatici sono proprio quelli che mettono a contatto con distruzione, morte, violenza e con tutti quelli che sono i limiti della vita; sono eventi che segnano un prima e un dopo nell鈥檈sistenza delle persone e di un territorio, sono fatti che mettono con le spalle al muro e che fanno sentire, coloro che li sperimentano sulla loro pelle, impotenti, ovvero, per stare alla lettera, senza pi霉 possibilit脿. Vittime appunto. 鈥淗o paura鈥 ci dice il signor Dalessi nell鈥檌ntervista di Ticinonews, 鈥渉o paura a stare qui鈥 dove il 鈥渜ui鈥 猫 la sua casa, la sua terra, la sua regione. E al tempo stesso ci dice, con la concretezza dell鈥檜omo di valle, che oggi 猫 difficile occuparsi del futuro anche se quel giorno in cui si torner脿 a pensarlo e a immaginarlo arriver脿.
Tuttavia, ora occorre avere cura del presente, delle persone, e gestire al meglio le cose immediate da fare. Il tempo del trauma 猫 il tempo del 鈥渃olpo鈥, della ferita sul corpo e nell鈥檃nima come di fatto significa il vocabolo greco da cui deriva la parola. Il colpo, netto, impietoso, drammatico 猫 arrivato per tutta la comunit脿 della regione, le ferite non hanno segnato solamente i corpi. Lo abbiamo visto, letto e ascoltato bene. Il mondo 猫 diventato meno prevedibile e scontato per chi ha vissuto l鈥檈vento sulla sua pelle. Per questo si sono mobilitati gli specialisti dell鈥檃scolto e dell鈥檃ccoglienza di questa sofferenza, fondamentali per dare le prime risposte, per arginare il senso di solitudine e dare forma a quello che forma non sembra pi霉 averla. Per貌 non finisce l矛, occorrer脿 tempo, pazienza, cura e ascolto. Ma soprattutto si 猫 mobilitata l鈥檜manit脿 e la comunit脿 di un鈥檌ntera regione, di tutto il Cantone. Le segnano il dolore ma, al contempo, parlano di coinvolgimento umano e di bisogno di condividere, di sentirsi vicini, di mettere parole a quello che sta succedendo perch茅 le parole sono capaci di dare forma a quanto si 猫 sperimentato. Le parole rendono anche possibile la condivisione, raccontano la ferita ma restituiscono al contempo la forza che dalla ferita pu貌 scaturire.
I sindaci di Cevio e Lavizzara, Wanda Dad貌 e Gabriele Dazio, hanno mostrato, con il coraggio che arriva nei momenti chiave della vita, che si pu貌 piangere assieme, che le parole possono incespicare, perfino sdrucciolare, surclassate dall鈥檈mozione, ma poi possono essere recuperate e il discorso portato a termine, come in questo momento che si fatica a portare avanti la quotidianit脿 ma con l鈥檃iuto di tutti si riuscir脿 a farlo. Quelle lacrime ci raccontano che la vulnerabilit脿 e la forza possono coesistere e che la comunit脿, il fare comunit脿, il riconoscersi comunit脿, 猫 un鈥檃utentica risorsa nei tempi della catastrofe.
Arriver脿 il tempo della ricostruzione, riemerger脿 la speranza da quelle pietre, ma non una speranza consolatoria, superficiale, una speranza passiva che aspetta inerte che vengano tempi migliori. Piuttosto una speranza delle mani sporche per i tronchi accatastati per liberare le strade, delle pietre risistemate, del fango rimosso. Perch茅 la speranza 猫 certo qualcosa che proietta nel futuro ma ha i suoi piedi ben piantati nel presente, 猫 qui gi脿 adesso senza che la si noti nelle lacrime condivise che fermano la parola ma, soprattutto, nella parola che dalle lacrime riemerge nel portare a termine ostinatamente quello che si vuole dire. Ce lo hanno mostrato i sindaci dei comuni colpiti perch茅 in tutta questa distruzione c鈥櫭 ancora vita e si pu貌 fare ancora di pi霉 comunit脿.
Lorenzo Pezzoli
Psicologo e psicoterapeuta FSP
Professore responsabile del Centro di psicologia applicata 精东影业