In queste giornate novembrine l’ultimo pensiero che potrebbe passare per la mente sono le isole di calore. Eppure, nel giro di qualche mese i quartieri dei nostri comuni torneranno a riscaldarsi e questo argomento, all’intersezione fra urbanistica, edilizia, cambiamenti climatici, vita sociale e salute, riprenderà a bussare alle porte dell’attualità con maggiore insistenza.
Per chi studia e cerca misure di mitigazione, la stagione fredda non corrisponde a un calo delle attività , tutt’altro. Come spiega Annalisa Rollandi, ricercatrice all'Istituto scienze della Terra della ¾«¶«Ó°Òµ: "L’estate è dedicata alla raccolta dei dati sul territorio. Terminato il periodo canicolare entriamo nella fase di analisi e interpretazione per capire se e in che modo le isole di calore stanno evolvendo, tenendo in considerazione anche gli scenari sull’aumento delle temperature delineati dalla Confederazione. Cerchiamo di comprendere la loro espansione rispetto alle misure che vengono attuate, o meno. Negli anni questi dati ci hanno permesso di mappare le isole di calore e di elaborare una previsione della loro possibile estensione senza misure di mitigazione. Vogliamo capire se le previsioni fatte si realizzeranno o se la situazione muterà più rapidamente di quanto preventivato".
Il monitoraggio è affiancato dallo studio di misure che possano avere un impatto sul fenomeno: “È un lavoro di riflessione e programmazione" – prosegue Annalisa Rollandi. "Nel mandato cantonale 2020-2024 ci siamo chinati sull’impatto di vivere in aree esposte al fenomeno e sul contributo delle tipologie urbane esistenti. I dati che abbiamo raccolto e i possibili scenari sono consultabili online sul portale del Cantone . Abbiamo una buona conoscenza del fenomeno: sappiamo dove si trovano le isole di calore, dov’è più facile trovarle e possiamo prevedere dove saranno. Negli anni a venire dobbiamo individuare le misure di mitigazione più adatte al nostro territorio e proporre gli strumenti per implementarle, facendo una sintesi fra ricerca e innovazione. Per farlo è essenziale intavolare un dialogo con gli enti locali, per trovare strumenti innovativi per implementarle che rispondano alle esigenze di adattamento e alle esigenze individuali dei comuni. Di fatto è un lavoro di co-progettazione e comunicazione che deve coinvolgere le esperte e gli esperti del settore, le amministrazioni locali e la popolazione. Per chi fa ricerca come noi, la divulgazione e la comunicazione sono aspetti fondamentali".
Estensione delle isole di calore durante eventi metereologici estremi (Fonte: )
Il primo incontro fra il mondo della ricerca e i comuni si terrà giovedì 28 novembre al Dipartimento ambiente costruzioni e design della ¾«¶«Ó°Òµ, al Campus di Mendrisio, con l’evento "Costruire in funzione del cambiamento climatico", promosso dall'Istituto scienze della Terra, dall'Istituto sostenibilità applicata all’ambiente costruito, dal Dipartimento del territorio e dalla Sezione enti locali del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino.
"Sarà l’occasione per inaugurare ufficialmente questo dialogo con il territorio. Per la prima volta presenteremo in modo strutturato il lavoro di questi anni e potremo anche contare sul contributo di esperti esterni e sulla condivisione di esperienze. Metteremo in relazione la mappatura delle isole di calore con il contributo del sistema costruito e degli spazi urbani, per poi chinarci su come intervenire anche nella pianificazione. Quindi parleremo sia di azioni operative che d’interventi pianificatori. Sarà un’occasione unica di confronto e dialogo tra ¾«¶«Ó°Òµ e territorio".
Questa iniziativa non è l’unica promossa all’interno della ¾«¶«Ó°Òµ che tocca il tema delle isole di calore. In parallelo il Dipartimento ambiente costruzioni e design ha avviato una proposta di formazione continua che ha suscitato grande interesse: il SAS la città verde-blu. Anche il Dipartimento formazione apprendimento / Alta scuola pedagogica (DFA/ASP) ha iniziato di recente ad affrontare questa problematica, nel contesto più ampio dell’educazione allo sviluppo sostenibile. Una tesi di laurea è stata da impulso per presentare idee di attività alle docenti e ai docenti, proposte in seguito alle allieve e agli allievi delle scuole comunali di Stabio lo scorso ottobre. Il Comune del Mendrisiotto ha lanciato di recente il proprio "Piano operativo di mitigazione e adattamento alle isole di calore".
"Portare queste attività nelle classi è stato possibile grazie a una docente che la scorsa primavera ha seguito una nostra presentazione e ci ha chiesto di animare un atelier nella sua sede" – racconta Alessio Carmine, docente senior al Laboratorio media e MINT del DFA/ASP.
"Proponiamo attività che le allieve e gli allievi ritrovano nella loro quotidianità e che possono analizzare con strumenti non troppo complessi, ma capaci di raccogliere dati precisi. In passato abbiamo svolto delle attività sulle polveri fini e sulla qualità dell’acqua. Le isole di calore sono un fenomeno assurto all’attenzione dell’opinione pubblica solo di recente, ma percepito chiaramente anche dai più giovani, soprattutto nelle ultime estati".
Le esperienze vissute degli allievi sono la porta d’ingresso attraverso cui si può introdurre un fenomeno complesso in un percorso didattico. "Con due sezioni della scuola dell’infanzia abbiamo lavorato sulla percezione tattile: a piedi nudi sperimentavano le differenze di temperatura dei diversi materiali. Per rafforzare i concetti abbiamo mostrato loro queste differenze nelle immagini di una termocamera. Le esperienze sono state inserite in una cornice più ampia, con la narrazione della storia di un gruppo di animali che decide di costruire una città che, crescendo, si fa sempre più calda ad ogni arrivo dell’estate".
La raccolta dei dati ha portato ad immaginare misure di mitigazione.
Se con i più piccoli si ricorre alla narrazione e a un approccio qualitativo, con gli allievi della scuola elementare si può introdurre anche una dimensione quantitativa.
"Abbiamo anzitutto ripreso il concetto delle isole di calore, che in parte le classi già conoscevano, e abbiamo analizzato un’immagine dall’alto della loro sede scolastica ipotizzando le zone in cui si può verificare questo fenomeno. In un secondo momento gli allievi divisi a coppie hanno misurate le varie zone della loro scuola con un termometro infrarossi. Tutti i dati raccolti sono stati confrontati per identificare le possibili isole di calore. Sono attività in cui gli allievi partecipano con entusiasmo per vari motivi: possono utilizzare strumenti che non usano quotidianamente; viene affrontato un tema molto concreto di cui hanno anche un vissuto personale; non da ultimo i dati raccolti sono condivisi con il Comune: quindi, c’è anche una dimensione di partecipazione attiva".
Non solo, questo tipo di attività permette di far interagire fra loro diverse discipline: nel caso specifico la geografia, attraverso un’analisi dello spazio, e la matematica, con la misurazione delle temperature e la valutazione dei dati raccolti.
Questo tipo di attività , come detto, rientra sotto il cappello dell’educazione allo sviluppo sostenibile, ambito in cui il DFA/ASP collabora da oltre un decennio con la fondazione éducation21, che annualmente promuove la . A margine dell’appuntamento, che quest’anno si è svolto il 19 ottobre, sono state proposte delle attività sul territorio destinate ai docenti, fra cui una "Caccia alle isole di calore" animata da Felix Günther e Annalisa Rollandi del Settore sviluppo territoriale dell’Istituto scienze della Terra della ¾«¶«Ó°Òµ. Per un pomeriggio un piccolo gruppo di insegnanti ha potuto approfondire l’argomento per poi cercare per le vie di Lugano possibili isole di calore con l’ausilio di un piccolo sensore collegato allo smartphone in grado di misurare temperature e umidità con una discreta precisione; una possibile attività da proporre nelle classi.
"Il coinvolgimento della popolazione comprende anche i più giovani e crediamo sia essenziale che i bambini possano rendersi conto di un fenomeno così attuale con esempi concreti" – racconta Annalisa Rollandi. "Per noi è stato un momento molto interessante. I docenti ci hanno rivolto domande molto precise sia su aspetti metodologici che di contenuto. Potremmo dire che è stato il preludio dell’evento del 28 novembre e di quello che vorremmo fare nel prossimo quadriennio: ovvero mantenere una comunicazione efficace e scientifica che raggiunga tutti, perché per noi è fondamentale coinvolgere la popolazione".
Anche nella formazione dei docenti s’intende continuare il percorso intrapreso pochi mesi fa. "Nel corso dell’attività di ottobre, gli allievi di Stabio hanno scoperto che il campo da basket del loro istituto era più caldo rispetto ad altre zone e hanno iniziato ad immaginare dei possibili interventi di mitigazione. I docenti hanno poi sviluppato un percorso didattico in cui si è discusso con le classi su possibili misure, sui loro vantaggi e svantaggi. Da parte nostra vorremmo realizzare un mini-dossier sull’argomento e presentare una sequenza didattica da portare nelle classi. C’è un potenziale per sviluppare il tema da un punto di vista didattico, collaborando anche con il Cantone e proponendo attività nelle scuole comunali" – conclude Alessio Carmine.